Antonio nacque presso Eraclea (Egitto Superiore) nel 251 da nobili genitori, ricchi e timorati di Dio, i quali si presero grande cura di educarlo cristianamente. A soli diciotto anni li perdette, rimanendo egli custode di una piccola sorella e possessore di considerevoli ricchezze.
Ma la voce di Dio non tardò a farglisi sentire: era orfano da appena sei mesi, quando in chiesa sentì leggere le parole di Gesù al giovane ricco: « Se vuoi essere perfetto, vendi quanto hai, e dallo ai poveri, così avrai un tesoro nel cielo, poi vieni e seguimi ».
Antonio le prese come dette a se medesimo: andò a casa, distribuì le sue sostanze ai poveri, riservandosene solamente una piccola porzione pel mantenimento suo e della sorella. Poco dopo avendo udito le altre parole di Gesù: « Non vi prendete fastidio del domani », diede ai poveri anche il rimanente, pose la sorella in un monastero di vergini, e lui stesso si ritirò a fare vita penitente nel deserto.
Quivi si sforzava di praticare le virtù che vedeva praticate da altri santi penitenti, nelle cui cellette spesso si recava per imparare da essi la via della perfezione. Lavorava inoltre per procacciarsi il cibo, e tutto ciò che guadagnava in più lo donava ai poveri. Ma il demonio non poteva sopportare in un tal giovane tanto ardore di perfezione, e cercò tutte le maniere possibili per distoglierlo dal suo intento; ma Antonio si raccomandava caldamente notte e giorno a Gesù, e accompagnava le preghiere con rigorosissime penitenze. Mangiava pochissimo e poverissimamente una volta sola al giorno, dormiva sulla nuda terra, e macerava in ogni modo il suo corpo: ottenne così completa vittoria sul demonio. Dopo un po’ di tempo, pregato un amico che ogni settimana gli portasse qualcosa per cibarsi, si volle appartare maggiormente; si inoltrò nel deserto, si pose in una grotta. Quivi il demonio ricominciò a tendergli le sue insidie, ed una volta venne e lo percosse tanto, che egli fu vicino a morirne; ma benché giacesse per terra sfinito, continuò a pregare e a cantare il versetto del salmo: « Ancorchè eserciti interi siano schierati contro di me, il mio cuore non temerà ». Al demonio poi ripeteva le parole di S. Paolo: « Nulla mai potrà separarmi dalla carità di Cristo ».
Volle poi egli segregarsi ancor più dagli uomini, e si inoltrò nel deserto giungendo ad una grande grotta; ma furono tante le istanze che alcuni gli fecero per essere suoi discepoli, che egli li accettò, ed essi incominciarono ad abitare vicino a lui.
Ai suoi discepoli il Santo raccomandava continuamente la perseveranza, la custodia del cuore, l’esortazione vicendevole, la pratica delle virtù, e il ricordo quotidiano dei Novissimi. Morì esortando i suoi monaci l’anno 356 al 17 gennaio, in età di 105 anni.
Tutti coloro che hanno a che fare con il fuoco vengono posti sotto la protezione di sant’Antonio, in onore del racconto che vedeva il Santo addirittura recarsi all’inferno per contendere al demonio le anime dei peccatori. È invocato contro la peste, lo scorbuto, i morbi contagiosi e appunto l’herpes zoster detto anche “fuoco di Sant’Antonio”.
I colpiti da questa affezione si recavano in pellegrinaggio presso Arles, dove stavano le reliquie del santo. Fu necessario costruire per loro un ospedale, il quale fu retto da religiosi che avevano come insegna la tradizionale gruccia a forma di “T”, attributo del santo. Costoro, per mantenersi, allevavano maiali che vagavano per le strade nutriti dalla carità pubblica, il grasso di questi maialini, infatti, veniva usato per curare l’ergotismo, chiamato il “fuoco di Sant’Antonio” e il meno invasivo herpes zoster. Quando le ordinanze ecologiche vietarono la libera circolazione delle bestie, fu fatta un’eccezione per questi suini purché distinguibili da una campanella. Per questo il santo è raffigurato con un maialino; da qui la sua protezione su tutti gli animali domestici.
È invocato anche per le attività agricole (pare che negli ultimi anni tenesse un orticello; i diavoli, in forma di fiere, glielo devastavano, ma lui li cacciava in nome di Dio) e per quelle di allevamento. Guantai, tessitori, tosatori, macellai, salumieri, confettieri e archibugieri lo tengono come protettore. Anche i panierai, perché il santo, per combattere l’ozio, intrecciava canestri. E i becchini, per la parte da lui avuta nella pietosa sepoltura dell’eremita Paolo. Per certi detti popolari, chi è colpito da sciagura improvvisa “deve aver rubato il porco di sant’Antonio”; gli intriganti e gli scrocconi vanno “di porta in porta come il porco di sant’Antonio”.
Un testo greco, probabilmente scritto a integrazione della Vita di Atanasio e tradotto in latino da S. Girolamo (30 set.), racconta di una visita di un S. Antonio novantenne a Paolo l’Eremita (15 gen.). Secondo il testo Antonio, che era tentato dalla vanità di credersi colui che aveva servito Dio nel deserto più a lungo e più duramente, aveva ricevuto in sogno la notizia che qualcuno lo aveva invece preceduto nel condurre questo tipo di vita. Guidato quindi da un centauro, da un satiro e da una luce celeste, dopo due giorni e mezzo di marcia giunse alla cella di Paolo. I due si abbracciarono e si salutarono per nome; poi un corvo portò loro del pane, un fatto che Paolo disse avvenire da sessant’anni. Infine disse ad Antonio che Dio lo aveva mandato per seppellirlo e che desiderava essere avvolto nel mantello che Antonio aveva ricevuto da Atanasio. Antonio fece ritorno al monastero per prenderlo, e quando ritornò alla cella di Paolo lo trovò morto in ginocchio; apparvero allora due leoni che scavarono una fossa. Questo incontro è stato raffigurato ancora prima delle tentazioni; appare infatti sulla croce di Ruthwell in Cumbria (vtit sec.) e sulle otto croci irlandesi che risalgono a prima dell’anno 1000.
PRATICA. Impariamo da S. Antonio a ricorrere prontamente a Dio nelle tentazioni e a mortificare il nostro corpo per poter vincere il demonio.
PREGHIERA. Deh! Signore, ci renda accetti l’intercessione del beato Antonio, affinchè quel che non possiamo coi nostri meriti, lo conseguiamo per il suo patrocinio.
MARTIROLOGIO ROMANO. Niella Tebàide sant’Antonio Abate, il quale, padre di molti Monaci, visse celeberrimo per la vita e miracoli; le sue gesta furono descritte da sant’Atanasio in un celebre volume. Il suo sacro corpo però, sotto l’Imperatore Giustiniano, fu ritrovato per divina rivelazione, portato ad Alessandria e sepolto nella chiesa di san Giovanni Battista.
Nome: Sant’ Antonio
Titolo: Abate
Nascita: 12 gennaio 251, Eraclea (Egitto Superiore)
Morte: 17 gennaio 356, Tebaide (Alto Egitto)
Ricorrenza: 17 gennaio
Tipologia: Memoria liturgica
Patrono di: Misterbianco, Sant’Antonio Abate, Aci Sant’Antonio, Laives, Tavagnacco, Rosà, Sant’Angelo Lodigiano, Valmadrera, Castelletto sopra Ticino, Costa Volpino >>> altri comuni
Protettore: dell’ agricoltura, degli allevamenti, degli animali, dall’ herpes zoster (fuoco di Sant’Antonio), dai morbi contagiosi, dalla peste, dallo scorbuto