Fin dai primi anni della sua vita Anna Maria Gesualda conobbe la povertà e visse in essa per tutta la vita. Era nata a Siena da un farmacista che dopo un dissesto economico dovette trasferirsi con la famiglia a Roma. Entrambi i genitori lavoravano come domestici. Anna fu mandata in una scuola per fanciulle povere e a tredici anni dovette iniziare a guadagnarsi da vivere, prima lavorando in alcune fabbriche e poi come cameriera presso una nobildonna, subendo il fascino della vita mondana condotta dalla sua padrona. Nel 1790 sposò Domenico Taigi, servitore a palazzo Chigi (nobile famiglia romana): ebbero sette figli e si presero anche cura dei genitori di Anna.
In questa dura vita di lavoro, ella sentì presto la necessità di un direttore spirituale. Si avvicinò a un prete ma fu respinta senza ricevere alcun aiuto o consiglio; allora incontrò un religioso dei Servi di Maria, padre Angelo, che fu il suo confessore per molti anni. Anna datò la sua conversione al primo incontro con lui.
Rinunciò a tutti gli interessi mondani indossando gli abiti più modesti e pregando continuamente mentre svolgeva i lavori domestici; fece lavori di cucito (un impiego a domicilio molto mal pagato) per incrementare le entrate di Domenico, e nello stesso tempo si dava da fare per trovare soldi o cibo per aiutare quelli che erano più poveri di lei. Ogni mattina riuniva quelli di casa per la preghiera, e quelli che partecipavano alla Messa vespertina si incontravano di nuovo per letture spirituali e la preghiera serale.
La sua vita spirituale raggiunse un livello molto alto; si preoccupava molto dei pericoli che minacciavano la Chiesa e dell’opera del demonio nel mondo. Padre Angelo la mise in contatto con il cardinal Pcdicini, che condivise la responsabilità della guida spiritua le di Anna per trent’anni e che, dopo la morte della beata, mise per iscritto le angosce spirituali che essa attraversò e la grande consolazione che trovò nella fede. Fu forse lui a farla conoscere come donna saggia capace di essere d’aiuto ad altri nel cammino spirituale, e molti vennero a lei per un consiglio e una richiesta d’intercessione.
Il marito, che all’età di novantadue anni depose al suo processo di beatificazione, lasciò un commovente quadro della sua opera e della sua amorosa cura verso di lui:
Accadeva spesso che al mio ritorno a casa la trovassi piena di gente. Immediatamente ella si congedava da tutti, fossero anche una nobildonna o un prelato, per prendersi cura di me con sollecitudine amorosa: ognuno poteva rendersi conto che faceva ogni cosa con tutto il cuore, mi avrebbe perfino tolto i calzari dai piedi, se lo avessi permesso. In breve, era per me di consolazione e di conforto in ogni cosa […] La serva di Dio sapeva come mettere ognuno a suo agio e lo faceva con una grazia che non mi è possibile descrivere. Spesso tornavo a casa stanco, di malumore e irascibile ma ella sempre sapeva addolcirmi e rallegrarmi.
Anna morì il 9 giugno 1837, dopo sette mesi di sofferenze acute e di grandi tribolazioni spirituali, all’età di sessantotto anni. Fu beatificata da papa Benedetto XV nel 1920 e i suoi resti sono conservati nella chiesa di S. Crisogono, appartenente ai trinitari, essendo lei terziaria di quest’ordine.
MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma, beata Anna Maria Taigi, madre di famiglia, che, pur maltrattata da un marito violento, continuò a prendersi cura di lui e a provvedere all’educazione dei suoi sette figli, senza mai trascurare la sollecitudine spirituale e materiale per i poveri e gli ammalati.
Nome: Beata Anna Maria Taigi
Titolo: Madre
Nome di battesimo: Anna Maria Giannetti
iNascita: 29 maggio 1769, Siena
Morte: 9 giugno 1837, Roma
Ricorrenza: 9 giugno
Tipologia: Commemorazione