Non mi stancherò mai di ripeterlo: il cristianesimo è una questione di stile. Si, è lo stile di chi non fa le cose per essere visto o per sentirsi gratificato dagli applausi degli altri. È lo stile di chi sa che l’amore più bello è quello che non si fa vedere, che agisce silenziosamente, che gode solo di amare e non di sentirsi dire grazie.
“State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli”.
Dovremmo passare dalle logiche dell’apparenza alle logiche dell’appartenenza. Perché chi vuole apparire cerca conferme, chi si sente parte di qualcuno cerca invece solo il bene di questo qualcuno senza altre conferme. Potremmo avere quindi una madre che fa la buona madre nella speranza che i figli se ne accorgano, e che il marito l’apprezzi, oppure potremmo avere una madre che è una buona madre solo per il fatto che cerca il bene e la felicità dei figli e per questo a volte incassa anche le incomprensioni con il marito.
La prima madre è una donna che si sente sola e poco amata e cerca amore e conferme da chi le sta intorno. La seconda madre si sente profondamente amata e sa che quell’amore è più grande anche dell’essere capite fino in fondo e del grazie quasi mai detto dei figli per cui sta dando la vita ogni giorno.
“E il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà”.
Così il nascondimento diventa il luogo della libertà e non dell’umiliazione ricercata. Tanto più rifuggiremo di metterci in mostra, di cercare contraccambio, di volere che gli altri se ne accorgano, tanto più significherà che ci sentiamo amati e liberi, e proprio per questo non cercheremo niente di più. Gesù ci parla nel Vangelo non per farci venire i sensi di colpa, ma per saper leggere i sintomi della nostra vita e così capire davvero qual è il nome del nostro problema. Dietro il sintomo dell’apparenza c’è quasi sempre una richiesta di amore e attenzione.
La vita spirituale è risposta a una domanda del genere.