Qual è lo scopo del nostro “esserci” come cristiani? Qual è lo scopo del nostro “esserci” in politica? O a scuola? O in un ospedale? O in un quartiere? Gesù lo spiega nel Vangelo di oggi: “Voi siete il sale della terra (…) Voi siete la luce del mondo”.
Il nostro scopo è quello di dare sapore, gusto senso alle cose. Il nostro scopo è tenere accesa la luce quando invece il buio vuole fare da padrone. Un cristiano si occupa di insaporire le cose, di illuminarle, e non di comportarsi come una qualsiasi altra persona o lobby di potere. Il nostro “esserci” deve far cambiare le cose in termini di qualità non di quantità. Un ospedale non deve essere convertito deve diventare un ottimo ospedale proprio perché ci lavorano dei cristiani.
Una scuola non deve essere travestita da aula di catechismo ma deve diventare una scuola dove si educa all’umano e non dove si indottrina (cosa che capita molto spesso proprio in nome della laicità). Una politica deve diventare “la più alta forma di carità” e non lo sbarco del lunario dove si fa incetta di privilegi e vantaggi.
Se noi smettiamo di essere “sale e luce” non serviamo a nulla se non ad essere buttati via. Un cristiano che non fa questo è teologicamente spazzatura. E non spazzatura qualunque, ma spazzatura che inquina. E il mondo è già pieno di discariche così. Invece “vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli”. Perché questa è un’altra faccenda molto seria: la visibilità dell’amore. Le cose che contano non vanno ostentate, ma non le si può nemmeno tenere nascoste. Non si può vivere in vetrina, ma non si può neppure credere che il bene debba essere trasparente, invisibile.
La differenza è molto semplice: il bene non buono è seduttivo, conduce a se stesso. Il bene buono invece è indicativo, segnala sempre Qualcun altro. Un cristiano è chiamato a mostrare un bene che indica molto di più di ciò che sembra. Un cristiano è chiamato a rendere visibile la profondità delle cose, la preziosità del creato, la dignità della vita.