Placido, figlio del nobile patrizio romano Tertullo, venne affidato per essere educato a S. Benedetto da Norcia fin dall’età di sette anni.
Il fanciullo dimostrò intelligenza aperta e cuore docile agli insegnamenti del maestro. Della sua infanzia si racconta il seguente episodio. Un giorno, dice S. Gregorio, il fanciullo andò al lago per attingere acqua, ma sdrucciolò e cadde dentro.
S. Benedetto che stava nella sua cella, vide per rivelazione l’accaduto. Chiamò Mauro, altro suo discepolo e gli disse: « Corri velocemente, o fratello, perchè Placido è caduto nel lago ». Mauro gli domandò la benedizione e si affrettò ad ubbidirlo. Si portò al lago e senza affondare camminò sull’acqua e così potè riportare sulla riva Placido sano e salvo. S. Benedetto attribuì il miracolo all’ubbidienza del discepolo il quale a sua volta l’attribuiva alla fede ed alla benedizione del santo; ma Placido disse di aver visto lo stesso abate che lo soccorreva e lo copriva con la sua melota (una pelle di pecora che i monaci allora portavano sulle spalle).
Tertullo, venuto a trovare il figlio, fu sommamente commosso della sua virtù, e per mostrare la sua riconoscenza a S. Benedetto, gli donò parte dei beni che possedeva. Questi servirono ad erigere il grande monastero di Montecassino ed alcuni altri romitaggi in Sicilia presso la città di Messina ove Placido a soli ventisei anni fu mandato come abate.
La badia di Messina giunse ben presto a gran fama. Cresceva di giorno in giorno il numero dei postulanti attratti dalla santità di Placido. Quel cenobio divenne focolare di pietà e centro di santità e di bene. Un giorno vennero a visitare il novello monastero due fratelli di Placido: Eutichio e Vittorino con la sorella Flavia. Mentre essi stavano in santi colloqui. avvenne che il pirata Manuca saccheggiasse Messina. Quel barbaro fece pure circondare la badia, sfondò le porte ed intimò a quanti vi si trovavano di rinnegare Gesù Cristo, pena la morte.
Noi siamo pronti a morire per Gesù Cristo
rispose Placido.
Morremo soggiunsero tutti in coro; e cadendo ginocchioni levarono le mani e gli occhi al cielo invocando il santo nome di Gesù. Mentre Placido li benediceva, i barbari s’avventarono loro addosso e con aste, picche e spade li trucidarono. Tutti vennero fatti degni di ricevere la corona del martirio, e divenire frumento eletto di Cristo.
PRATICA. Il precetto benedettino è: «Ora et labora » cioè: prega e lavora. Aiutiamo quanto possiamo e preghiamo per i Religiosi.
PREGHIERA. O Dio, che per mezzo del martirio hai fatto passare il beato Placido ed i suoi compagni dall’esilio alla gloria eterna, custodiscici per le loro preghiere da tutte le avversità e donaci di poter partecipare alla loro gloriosa compagnia in cielo.
MARTIROLOGIO ROMANO. Commemorazione di san Placido, monaco, che fu sin dalla fanciullezza discepolo carissimo di san Benedetto.
Nome: San Placido
Titolo: Monaco
Nascita: 515, Roma
Morte: 5 ottobre 541, Messina
Ricorrenza: 5 ottobre
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Patrono di: Biancavilla, Poggio Imperiale, Montecarotto, Castel di Lucio, Torrebruna, San Benedetto Belbo
Protettore: di Messina, monaci novizi