Carro è un grazioso paese ligure, adagiato sui contrafforti dell’Appennino. Offre un aspetto delizioso e gaio, grazie al suo cielo purissimo, alle sue colline lussureggianti, alla freschezza del suo clima. È capoluogo di comune, ed è attorniato da varie frazioncelle: in una di queste, Cereta, nacque Antonio Gianelli, il 12 aprile 1789. I suoi genitori erano poveri, ma onesti campagnoli. La madre, donna semplice e di profonda religiosità, era tutta sollecitudine per il marito e la famigliola. Il padre eccelleva per l’onestà e soprattutto per la carità verso i poveri.
La madre, nell’imminenza del parto, era stata presa da una febbre così violenta, da far temere della sua vita. Allora la buona donna, preoccupata più della prole che di se stessa, chiese che fosse celebrata per lei una Messa nella cappella locale. Appena il sacerdote ebbe intonato il « Gloria in excelsis », venne felicemente alla luce l’atteso figlio, non malaticcio, come si temeva, ma vegeto e sano.
Nell’infanzia il piccolo Antonio diede sicuri indizi della santità cui sarebbe arrivato. Verso i genitori praticò un’obbedienza docile e pronta. Imparò assai per tempo a recitare il Rosario. Amava grandemente ascoltare la parola di Dio. A cinque anni, durante la sagra paesana, un contadino, presolo sulle braccia, lo pose su un muricciolo, esortandolo a tessere le lodi del titolare S. Giovanni Battista. Il piccino non si impaurì, ma parlò con franchezza e a voce alta, esortando i presenti all’imitazione delle virtù del Precursore.
Dotato di ingegno vivace, sentiva una forte inclinazione allo studio. Furono anni duri. Doveva ogni giorno compiere un buon tratto di strada: il che diveniva penoso durante il gelido inverno. Ma la sua volontà non venne mai meno, ed egli ogni giorno si perfezionava nel sapere e nella pietà. Ebbe per maestro il Prevosto di un paese vicino, alla cui scuola rimase fino ai diciotto anni. Sentendo una forte propensione alla carriera ecclesiastica, potè presto recarsi, con l’aiuto di una buona benefattrice, nel Seminario di Genova, per compiervi gli studi necessari. Fu un seminarista modello: godeva la massima fiducia dei superiori. Il 23 maggio 1812 ricevette gli Ordini Sacri, nonostante fosse solamente nel secondo anno di teologia. Il nostro Santo poi terminò gli studi teologici da solo, con l’usuale applicazione. I suoi primi anni di sacerdozio furono contrassegnati dall’umiltà, dalla dedizione al dovere e dalla carità verso gli indigenti.
Nel 1813 gli fu offerta la Cattedra di Rettorica nel Collegio di Carcare. Dietro approvazione del Vescovo, acconsenti. La sua valentia subito rifulse, tanto che solo un anno dopo fu chiamato alla medesima Cattedra nel Seminario di Genova. E tale ufficio disimpegnò per dieci anni, sempre distinguendosi per elevatezza d’ingegno e singolare pietà. Animato da fervido zelo, trovò il tempo di predicare varie missioni. La sua parola calda, eloquente, penetrava nell’animo di tutti e commuoveva i cuori più induriti.
Ma il Signore gli riserbava altri compiti. E così nel 1826 divenne Arciprete di Chiavari, con grande compiacimento di quella brava gente. La predicazione fu l’apostolato preferito e principale. Tutti volevano udirlo. Ricevette anche l’ufficio di Vicario Arcivescovile. Fra tutte le occupazioni, trovava il tempo di collaborare a molte Missioni. Da arciprete, fondò l’Istituto delle Figlie di Nostra Signora dell’Orto, oggi diffuso un po’ dappertutto, e che ha per scopo il soccorso e l’assistenza del prossimo.
Nel 1838 venne eletto Vescovo di Bobbio. Nella pienezza del sacerdozio, esplicò in un campo più vasto quelle iniziative apostoliche alle quali aveva atteso fino allora con tanto fervore. Tre cose principalmente curò: il miglioramento cristiano del popolo, la riforma del clero, il riordinamento del Seminario. Però la diffusione della Verità tramite la predicazione rimase sempre la sua preoccupazione suprema.
Fondò gli Oblati di S. Alfonso per la predicazione. Si distinse soprattutto per eroismo di virtù, devozione alla Madonna, carità verso il prossimo, purezza angelica. Si spense nel bacio del Signore il 7 giugno 1846, festa della SS. Trinità. I suoi funerali furono un’apoteosi.
PRATICA. Impariamo ad apprezzare e valorizzare la parola di Dio.
PREGHIERA. O Signore Onnipotente, che ti sei degnato di manifestare nel Santo Antonio Gianelli una traccia della tua misericordia e bontà, fa’ che egli ci ottenga la grazia di imitarlo in vita, per poterlo un giorno raggiungere nella patria celeste.
MARTIROLOGIO ROMANO. A Piacenza, transito di sant’Antonio Maria Gianelli, vescovo di Bobbio, che fondò la Congregazione delle Figlie di Maria Santissima dell’Orto e rifulse per l’impegno e il luminoso esempio di dedizione ai bisogni dei poveri e alla salvezza delle anime e nel promuovere la santità del clero.
Nome: Sant’ Antonio Maria Gianelli
Titolo: Vescovo
Nome di battesimo: Antonio Gianelli
Nascita: 12 aprile 1789, Cereta
Morte: 7 giugno 1846, Piacenza
Ricorrenza: 7 giugno
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione