Il conquistatore spagnolo Hernàn Cortés sbarcò in Messico nel marzo 1519 con circa cinquecento soldati e cento marinai, e si accorse immediatamente che il modo migliore di conquistare il paese era di approfittare della crisi politica interna dell’impero azteco, perciò alla fine, usando sia la forza sia le sue buone relazioni pubbliche, oltre all’aiuto ricevuto della sua donna indios, “la Malinche”, si conquistò degli alleati tra i sudditi, in particolare i tlaxcalani, che odiavano gli oppressori aztechi. Successivamente in quello stesso anno, quando con la sua piccola compagnia spagnola e un migliaio di tlaxcalani circa, Cortés iniziò la conquista sulla grande città fortificata di Tenochtitliín, il re azteco Montezuma, restò in attesa di sviluppi ulteriori. Presto, tuttavia, decise che Cortés era, se non la reincarnazione del dio azteco Quetzalcoatl, almeno il suo messaggero, e ricevendolo pacificamente anche se cautamente, offrì ospitalità agli spagnoli.
Cortés, che a sua volta sapeva di dover attendere un’occasione migliore, gradualmente, con l’aiuto della Malinche, fece in modo di far prigioniero Montezuma, e alla fine conquistò Tenochtitlàn per conto della Spagna, il 13 agosto 1521.
Inevitabilmente alcuni indios, e in particolare i loro capi, consideravano la nuova forma di sottomissione con un certo risentimento, ma molti missionari si comportarono con sufficiente sensibilità, e dopo aver imparato a esprimersi negli idiomi locali, cominciarono le conversioni. Tra i conversi vi fu un capotribù, che donò ai francescani le case necessarie a creare una base per la loro missione, dove i frati aprirono un collegio per i figli delle famiglie di ceto sociale elevato, poiché pensavano di raggiungere i loro genitori, per mezzo loro.
Tra coloro che mandarono i figli a studiare nel collegio vi fu Axotecatl, un potente capotribù di Tlaxcala: il maggiore dei tre, nato nella vicina Atlihuetzia, nel 1514 o 1515, aveva circa dodici anni quando fu battezzato con il nome di Cristoforo (Cristòbal), e cominciò ad accompagnare i missionari durante le visite nei villaggi, tentando allo stesso tempo, ma senza risultato, di suscitare l’interesse del padre nella nuova fede.
Osò anche metterlo in guardia contro l’idolatria e di condannare le orge cui partecipava.
Accorgendosi che il padre lo ignorava, fece a pezzi gli idoli in sua presenza, oltre a frantumare le giare con il vino per i festini. Incoraggiato da una delle mogli, che desiderava l’eredità di Cristoforo per il proprio figlio, Axotecatl percosse il ragazzo fino a farlo diventare un ammasso di ferite e di ossa rotte, e al tentativo della madre di intervenire, picchiò anche lei, poi accorgendosi che Cristoforo era ancora vivo, lo costrinse a stare su un fuoco vivo per alcuni momenti.
Il ragazzo trascorse la notte in agonia, e la mattina seguente chiese di vedere il padre: «Non pensare che ce l’abbia con te,» gli disse «sono anzi molto felice perché ciò che hai fatto mi ha reso un onore maggiore della tua paternità», poi chiese da bere, ma morì nelfrattempo.
Il padre lo fece seppellire sotto il pavimento della casa, ma la notizia della sua azione criminale prestò cominciò a diffondersi. Il corpo, trovato incorrotto quando fu riesumato, fu seppellito questa volta nella chiesa francescana a Tlaxcala (ora cattedrale della diocesi più antica del Messico).
Nome: Santi Cristoforo, Antonio e Giovanni
Titolo: Adolescenti, protomartiri del Messico
Ricorrenza: 23 settembre
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione